Pragmatica della Comunicazione Umana
Insieme a Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson, Watzlawick pubblica “Pragmatics of Human Communication” (1967), “A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes”, che riporta gli studi condotti al MRI (Mental Resources Institute) sugli effetti pragmatici che la comunicazione umana ha sui modelli interattivi e sulle patologie, con una disamina del ruolo dei paradossi comunicativi. Due tesi sono centrali in questo libro:
- Il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) non esiste nell’individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui.
2. È possibile, studiando la comunicazione, individuare delle ‘patologie’ della comunicazione e dimostrare che sono esse a produrre le interazioni patologiche”.
Gli autori aprono il testo con due capitoli tesi a sistematizzare le conoscenze relative alla teoria della comunicazione. La conclusione del primo pone degli importanti presupposti teorici:
- Concetto di scatola nera: gli autori fanno notare l’autoreferenzialità di discipline come la psicologia e la psichiatria, i cui studiosi studiano la mente con la propria mente. Oltre ai limiti che ciò comporta, l’impossibilità, da un lato, di vedere “il lavoro” della mente e ciò che realmente accade in essa, e il concentrarsi, dall’altro, unicamente sulle informazioni in entrata e con i risultati di questo “lavoro”, portò gli studiosi degli anni Quaranta-Cinquanta (spesso riconducibili a una matrice comportamentista), ad usare il concetto di “scatola nera”.
Watzlawick e soci adottarono questa visione, sostenendo che anche se non si “escludono interferenze con quanto si verifica ‘realmente’ all’interno della scatola, le cognizioni che se ne possono trarre non sono indispensabili per studiare la funzione del dispositivo nel sistema più grande di cui fa parte”, in modo tale che “non abbiamo bisogno di ricorrere ad alcuna ipotesi intrapsichica (che è fondamentalmente indimostrabile) e possiamo limitarci ad osservare i rapporti di ingresso-uscita, cioè la comunicazione”.
2. Consapevolezza e non consapevolezza: tenendo comunque conto dell’importanza di stabilire se un comportamento sia consapevole, inconsapevole, volontario, involontario o sintomatico, gli autori mostrano come in realtà sia rilevante il “significato” che ad esso viene dato. “Se a qualcuno viene pestato un piede, per lui è molto importante sapere se il comportamento dell’altro è stato intenzionale o involontario.
Ma l’opinione che si fa in proposito si basa necessariamente sulla sua valutazione dei motivi dell’altro e quindi su una ipotesi di ciò che passa dentro la testa dell’altro”, ipotesi che si dimostra essere “una nozione oggettivamente indecidibile” e che quindi “esula dai fini che si prefigge lo studio della comunicazione umana”. Si noti come ciò vale sia nell’attribuzione di significato ai comportamenti nella vita quotidiana, sia nello studio scientifico della mente.
3. Presente e passato: riconoscendo senza dubbio il ruolo del passato sul comportamento attuale, nel corso del primo capitolo gli autori mostrano la fallacia e l’assenza di oggettività nel rievocare eventi, unitamente al fatto che “qualunque persona A che parli del suo passato alla persona B è strettamente legata alla relazione in corso tra queste due persone (e ne è determinata)”.
L’indagine del passato viene ritenuta inattendibile; si preferisce l’osservazione diretta della comunicazione nel suo qui-e-ora (hic et nunc), che permette l’identificazione di modelli di comunicazione utili da un punto di vista diagnostico e per la messa a punto delle più appropriate strategie terapeutiche.
4. Causa ed effetto: conclusione logica del precedente presupposto teorico è che le cause di un disturbo perdono importanza, mentre gli effetti ne acquistano notevolmente, difatti, gli effetti che sintomi o disturbi complessi hanno sul contesto, sul sistema in cui si esprimono, fanno assumere al sintomo/disturbo il ruolo di “regola del gioco” (inteso come sequenze di comportamento governate da regole, in linea con la matematica Teoria dei Giochi) giocato in quel particolare contesto.
“In genere, riteniamo che il sintomo sia un comportamento i cui effetti influenzano profondamente l’ambiente del malato. A questo proposito si può enunciare una regola empirica: dove resta oscuro il perché? di un comportamento, la domanda a quale scopo? è possibile che dia una risposta valida”.
5. Circolarità dei modelli di comunicazione: gli autori attingono alla cibernetica (la disciplina che studia i processi di autoregolazione e comunicazione degli organismi naturali e dei sistemi artificiali) adoperando il concetto di “retroazione”, secondo cui “parte dei dati in uscita sono reintrodotti nel sistema come informazione circa l’uscita stessa”.
Ci troviamo così in sistemi aperti in cui il comportamento a determina b che torna ad influenzare a; ma allora è a ad aver determinato b o viceversa?
“È patologica la comunicazione di una data famiglia perché uno dei suoi membri è psicotico, o uno dei suoi membri è psicotico perché la comunicazione è patologica?”.
Diviene perciò privo di senso parlare del principio o della fine di una catena di eventi: “non c’è fine né principio in un cerchio”.
6. Relatività delle nozioni di “normalità” e “anormalità”: infine gli autori mostrano come un comportamento acquisisca un senso specifico all’interno del contesto in cui si attua; “sanità” e “insanità” perdono così il loro significato, poiché ciò che è sano in un contesto può non esserlo in un altro, e l’osservatore può giudicare un dato comportamento come “normale” o “anormale” a seconda della sua ottica preconcetta.
“Ne consegue che la ‘schizofrenia’ considerata come una malattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la ‘schizofrenia’ considerata come l’unica reazione possibile a un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione che segue, e perciò perpetua, le regole di tale contesto) sono due cose del tutto diverse”.
La comunicazione umana può essere studiata da diversi punti di vista:
- fonetica: suoni, fonemi, pronuncia
- sintassi: modi in cui le diverse parole devono essere messe insieme per costruire frasi
- semantica: significato di frasi e parole
- pragmatica: effetti della comunicazione sul comportamento umano
Questa teoria, chiamata così dagli autori, oltre a concentrarsi sul comportamento, è una teoria di tipo sistemico, vale a dire che nelle sue spiegazioni tende ad occuparsi non del singolo quanto dell’insieme, del contesto in cui vive l’individuo, cioè: il sistema in cui avviene la comunicazione.
Il contributo della scuola di Palo Alto è stato quello di introdurre il modello sistemico anche in ambito psicologico: non si studia la schizofrenia solo a livello dell’individuo, ma analizzando anche il suo sistema di provenienza.
I presupposti teorici elencati nel primo capitolo del libro aprono la strada a quelli che, ancora attualmente, vengono considerati i cinque fondamentali assiomi della comunicazione umana.