Il Linguaggio non Verbale
L’uomo possiede, oltre a un linguaggio verbale assai articolato, diversi linguaggi non verbali, che si possono esprimere con i movimenti del corpo, in particolare delle braccia e del volto.
Vi sono inoltre i segnali para-linguistici, ovvero: intonazione della voce, pianto, riso, sbadiglio, sospiro etc., che servono da soli, o insieme al linguaggio orale, per esprimere le proprie emozioni.
Tra i linguaggi non verbali sono da prendere in considerazione anche:
- L’uso degli spazi: una scrivania più grande e più bella o un ufficio di dimensioni maggiori per una persona più in alto nella scala gerarchica, il grado di vicinanza o di distanza con una persona (vicino in segno di confidenza, distante in segno di rispetto).
- Il modo di presentarsi: abiti adeguati al contesto e alle persone che si incontrano, un uso adeguato dei cosmetici, il modo di relazionarsi che, molto spesso, servono più delle parole.
Un importante forma di linguaggio non legata alla capacità di sentire o di parlare è la lingua dei segni. Essa è una vera e propria lingua naturale: esperimenti di neurolinguistica dimostrano che la lingua dei segni coinvolge le stesse aree cerebrali di una lingua naturale.
Un esempio di linguaggio gestuale è il sistema di comunicazione che si sviluppa tra due persone che parlano lingue diverse. Da questo, si può sviluppare poi un linguaggio più complesso.
I gesti non possono però sostituire completamente il linguaggio verbale, anche se esistono lingue gestuali, come ad esempio quelle per i sordomuti.
I canali della comunicazione non verbale umana
I canali della comunicazione non verbale, umana, sono cinque:
- Mimica facciale: come ad esempio la conformazione dei lineamenti, il linguaggio degli sguardi, etc.).
- Gli atteggiamenti posturali: il modo con cui gli individui si muovono, occupano lo spazio e gestiscono il proprio corpo. Ad esempio: come il peso è distribuito lungo la colonna vertebrale, il grado di apertura posturale rispetto alla posizione delle braccia.
3. La gestualità delle mani: ad esempio i movimenti spontanei che, anche se inconsapevoli, aiutano chi parla e chi ascolta (per questo si gesticola anche al telefono), alcuni gesti che hanno un vero e proprio valore segnico, codificato sul piano culturale, o i linguaggi artificiali.
4. La prossemica o “linguaggio della prossimità”. L’insieme di regole e strategie comportamentali in base alle quali gli individui agiscono e gestiscono lo spazio che li circonda, quando sono in presenza dei propri simili.
Esistono quattro zone prossemiche: la zona intima, la sfera personale, la sfera sociale e la zona pubblica.
5. I segnali paralinguistici: componenti della produzione vocale che, concretamente, danno forma al nostro modo di parlare: tono della voce, ritmo, uso delle pause, vocalizzi di interiezione.
Tutti e cinque i canali comunicativi funzionano in sincronia e armonia, nella situazione ideale: ciascun canale comunicativo sostiene il medesimo contenuto.
Tuttavia, ci sono, nostro malgrado, situazioni ambigue e non coerenti: in questo caso, i codici non verbali spesso sono determinanti, perché è nella natura umana considerare la comunicazione analogica (linguaggio dei segni) più affidabile di quella digitale (linguaggio verbale).
Le comunicazioni analogiche non ricevono di solito attenzione esplicita, e non ricevono di norma alcun valore dal punto di vista formale e legale. Ma in situazioni ambigue possono acquistare valore anche dal punto di vista giuridico.
La nostra capacità di percepire i segnali analogici, a livello cosciente, è legata alla coerenza con cui questi accompagnano e si integrano, con quanto è espresso sul piano del contenuto, da chi ci sta di fronte.
Se il linguaggio corporeo accompagna sintonicamente quanto viene detto a livello verbale, la nostra attenzione si focalizza sugli aspetti del contenuto.