Feedback: il Volano della Comunicazione
La presenza (o assenza!) del feedback dà alla comunicazione le condizioni per la sua continuazione (o termine). In comunicazione, il feedback è la risposta, verbale e/o non verbale, che il ricevente invia all’emittente.
L’assenza del feedback in uno scambio comunicativo va ad invalidarne la circolarità. Il feedback è importante nella comunicazione perché:
1. Ci permette di verificare l’efficacia della nostra comunicazione;
2. In base ai nostri obiettivi, ci permette di andare a modificare la nostra strategia comunicativa.
Il feedback potrà manifestarsi in vari modi: può essere immediato, differito, coerente o incoerente. E dalle valenze diverse: positivo, approvazione su quanto detto e negativo, disapprovazione. Ma può anche essere incongruente, cioè patologico, in quanto non considera l’altra persona.
Come parte di una catena di causa-effetto che forma un circuito o loop, l’evento si dice “feed back” in sé stesso. Può essere classificato in due categorie:
- Feedback interno: tutte quelle informazioni che si percepiscono da sé.
- Feedback esterno: tutte quelle informazioni fornite da altre persone.
Il Feedback, se utilizzato in modo corretto, contribuisce al miglioramento della consapevolezza di sé stessi, e coincide con ciò di cui abbiamo necessità, a livello personale e professionale.
Quando ci viene fornito un feedback da altre persone, anche e soprattutto con idee diverse, verremo sempre arricchiti dall’acquisizione di altri punti di vista, ed avremo dunque una visione più ampia, più completa di prima, su un dato pensiero o argomento.
La provenienza del feedback è estremamente importante. È utile, ad esempio, riuscire ad ottenere un feedback da persone diverse. In questo modo potremo avere una gamma di prospettive e punti di vista più ampia. Il feedback può essere richiesto con due modalità:
- Feedback diretto formale: ad esempio quando forniamo una nostra opinione su una determinata questione, dopo una sessione formativa, oppure al termine di una seduta di coaching, possiamo chiedere alle persone con le quali stiamo parlando o lavorando un parere su ciò che si sta facendo, se lo trovano interessante o meno, se si aspettavano esattamente quello che è successo o altro, se cambierebbero qualcosa.
- Feedback indiretto informale: potremmo per esempio chiedere ad un familiare, ad un collega, di assistere ad un nostro intervento e chiedere loro di fornirci le impressioni che hanno avuto, cosa è piaciuto e cosa si potrebbe fare di diverso.
Come possiamo utilizzare al meglio un feedback ricevuto? Un modo interessante da mettere in atto potrebbe essere il seguente:
- Innanzitutto, ascoltare il feedback. Bisogna essere certi di aver compreso quanto ci viene comunicato in modo corretto.
- Poi dovremmo compiere una valutazione del feedback, verificando se i commenti sono pertinenti e mirati. Non sempre tutti i commenti che sentiamo sono, di per sé, giusti e utili.
- Pensare al feedback che ci è stato fornito. Una volta stabilito che il feedback è valido occorre riflettere sul significato e sui risvolti, in modo da poterlo utilizzare successivamente.
Potrebbe tornare utile porci una serie di domande, per comprendere come tradurre il feedback in modo pragmatico, come ad esempio:
- In che occasione o circostanza posso metterlo in atto?
- Quale impatto può avere sul mio modo di agire?
- È congruente con il mio stile, con il mio modo di essere?
- Posso ulteriormente migliorarlo?
4. Strutturare il feedback. Converrebbe definire degli obiettivi ed elaborare un piano di crescita e sviluppo. In questo modo potremo trarre il massimo beneficio dal feedback ricevuto.
5. Accertarsi, in futuro, di essere realmente riusciti ad acquisire, per la propria crescita, i contenuti trasmessi dal feedback.
A prima vista, non tutti i feedback sembrano positivi. Quando ad esempio ci viene detta una cosa in modo brusco, come un rimprovero o un disappunto, dal nostro capo, da un collega, dalla moglie.
La prima non-azione da compiere dovrebbe essere quella di, fermarsi per un attimo, e riflettere su quanto ci è stato appena comunicato.
Istintivamente ci verrebbe da reagire per difenderci e attaccare a nostra volta il nostro interlocutore.
Ma questo, non farebbe altro che inasprire, ancor di più, gli animi. Innanzitutto, bisogna rallentare il ritmo della comunicazione: per comprendere pienamente un feedback occorre tempo. Bisogna riflettere, a mente fredda, per analizzarlo e metabolizzarlo.
Un feedback permane nel passato, e continua ad esserci anche nel futuro. È quindi essenziale porre tutte le domande utili per comprendere meglio che si può, il feedback ricevuto.
Ci avete mai pensato? Domande come: cosa posso fare per evitare di cadere nuovamente in questo errore? Oppure: cosa ti saresti aspettato di diverso? Cosa dovrei cambiare? Etc.
Certamente non ci fa piacere ricevere un commento sommario o poco chiaro. La chiarezza e la coerenza rappresentano le basi per qualunque rapporto, sia personale che professionale.
In conclusione, stop ai timori e alle paure dei feedback: anche in questo caso, la chiave di volta sta nel porsi (e nel porre) domande, scegliendo poi liberamente l’atteggiamento migliore da assumere per accettare (oppure no!) il riscontro ricevuto.
Il buon comunicatore dovrà quindi tener conto dell’efficacia o dell’inefficacia che caratterizza il feedback, in modo da gestire il rapporto comunicativo. Essendo la comunicazione un processo circolare, il feedback si troverà sia nell’emittente che nel ricevente.
L’importanza del feedback assume ancora più importanza per il fatto che, statisticamente, durante uno scambio comunicativo:
Su 100 cose che abbiamo intenzione di dire
… al più ne diremo 70
mentre, chi ci ascolta sentirà solo il 50
di quanto stiamo dicendo
e ne capirà solamente il 20
ricordandosi solo del 10