Lesson 1, Topic 1
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Cosa bisogna fare per poter Ascoltare?

Per quale motivo la comunicazione, sovente, non è efficace? Molto dipende dalla mancanza di ascolto.

L’ascolto è la caratteristica fondamentale per la vita di relazione, che si tratti di vita familiare o di situazioni professionali. Ma cosa bisogna fare per poter ascoltare? La capacità di ascolto presuppone il silenzio.

Esistono due forme di silenzio: il silenzio esterno (assenza di parola) e il silenzio interno (assenza di altri pensieri).

Il silenzio esterno richiede un esercizio pratico ed è legato alle abitudini, al carattere delle persone, al contesto nel quale sono inserite, al sistema di valori.

Il silenzio interno è una condizione tutt’altro che semplice da realizzare. Senza accorgercene, siamo pensati dai nostri pensieri e prigionieri della nostra mente.

Succede sempre, anche se ascoltiamo un discorso interessante, coinvolgente, condivisibile che, non siamo presenti.

Ci distraiamo e pensiamo: a volte ad esempi che concordano con i discorsi che sentiamo, oppure situazioni che ci sono successe in passato.

Oppure, semplicemente, pensiamo cosa dover dire, a nostra volta, appena il nostro interlocutore dovrà fermarsi, anche solo un istante, almeno per respirare.

Il risultato è che, sovente, ci parliamo addosso. Non stiamo comunicando! Non mettiamo insieme il nostro ingrediente assieme a quello di colui che ci sta parlando.

Quindi dopo, non siamo più ricchi di prima, come, normalmente, dovrebbe accadere al termine di uno scambio comunicativo.

In più, non avendo ascoltato, non siamo in grado di interpretare ciò che ci è stato detto e rischiamo di fornire o che ci venga fornito, un feedback errato. Nel linguaggio della comunicazione questo fenomeno è chiamato: decodifica aberrante.

Vi è mai capitato di trovarvi, ad un certo punto, nel bel mezzo di una conversazione, a parlare animatamente intorno ad una questione, senza nemmeno ricordare il punto in cui la discussione ha preso una piega diversa? Se la risposta è affermativa, come immagino, vi siete domandati il perché?

La risposta è semplice: abbiamo trascurato, clamorosamente, chi ci stava di fronte, al punto da non aver ascoltato, quindi compreso, il suo punto di vista su un dato argomento.

Abbiamo dato per scontato di aver compreso una certa cosa, senza aver posto domande specifiche per averne la conferma. Il nostro interlocutore farà la stessa cosa ed ecco che il minestrone è bell’e pronto.

Anche la volontà di restare fedeli a linee di comportamento che, in passato, hanno avuto esiti positivi, rientra in questa “logica” e si riscontra in modo frequente in molti campi e da molte persone (ne sono un chiaro esempio gli atteggiamenti definiti ‘nevrotici’).

Spesso, per evitare discussioni, in presenza di evidenti problemi comunicativi, si tende a semplificare dando per scontate certe cose, oppure a negarne delle altre, per timore di offendere coloro che ci sono difronte.

La conseguenza peggiore delle semplificazioni e delle negazioni sono causate dal fatto che, i problemi umani, e in particolare quelli di relazione, tendono ad aumentare, se non vengono risolti.

Quando un problema, solitamente quelli che riguardano gli aspetti della relazione, non viene affrontato, si crea un non detto, una parte viene rinnegata e va a costituire la parte in ombra.

Che, quando può, crea le occasioni per manifestarsi: accade, paradossalmente, che una persona cade vittima delle cose che rifiuta e, più le rifiuta, più da forza a queste energie che, di nascosto, sabotano le azioni, creando problemi sempre maggiori.

Il problema dei 9 punti da unire affrontato nel secondo capitolo, ben esemplifica la difficoltà di trovare una soluzione, se le premesse impongono regole che non esistono e che, di fatto, precludono la strada verso la risoluzione del problema.