Come scoprire nella comunicazione con gli altri le Parole cariche di emozioni
L’uso della parola distingue l’uomo da qualsiasi essere vivente. Comunichiamo con le parole ed utilizziamo vocaboli per esprimere pensieri, emozioni, sensazioni e paure.
L’uso delle parole diventa fondamentale per raggiungere un obiettivo. I nostri pensieri, la nostra linguistica e i nostri comportamenti sono direttamente collegati. Una sola parola può fare la differenza!
È necessario quindi lavorare sul linguaggio per realizzare una strategia di comunicazione vincente che determinerà comportamenti e risultati.
La parola può essere un’opinione, un suggerimento oppure un’imposizione. Per definire e realizzare al meglio i propri obiettivi si parte dalle parole che usiamo.
Le parole hanno un potere straordinario poiché riescono a far breccia nell’inconscio e nella mente, aprendo nuovi scenari e un mondo differente da quello a cui si è abituati a vivere.
Il potere delle parole è stato il mezzo più utilizzato nel corso dei secoli ed hanno avuto un peso e una forza maggiore delle armi.
I discorsi pronunciati dai politici sono passati alla memoria per aver modificato un pezzo di realtà. Le parole sono alla base delle campagne politiche a livello territoriale o nazionale ed hanno la capacità di influenzare le scelte degli elettori.
La parola determina il successo o l’insuccesso di una propaganda pubblicitaria, diventando in alcuni casi un modo di dire, uno stile di vita ripercosso da milioni e milioni di consumatori.
La parola è insegnamento, ma è anche riscatto. La parola ipnotizza, seduce il linguaggio: è il biglietto da visita nella società attuale. Racchiude il nostro modo di essere e l’immagine che noi offriamo al mondo.
L’impostazione di una frase può assumere significati differenti pur mantenendo uguali i termini in essa inclusi. Esempio:
- Ho raggiunto il traguardo, ma potevo fare meglio
- Potevo fare meglio, ma ho raggiunto il traguardo
Entrambi i periodi contengono le medesime parole, ma mentre la prima frase lascia un senso di insoddisfazione, la seconda comunica una consapevolezza di essere riusciti nel proprio intento e di averlo comunque raggiunto.
Si tratta delle congiunzioni avversative, quelle come “ma” e “non” che aprono o contornano un discorso. In alcuni casi tali termini esprimono avversione, creando situazioni di contrapposizione durante il dialogo.
Il “ma” ed il “non” suscitano nell’inconscio un senso di contraddizione, di sfida, di far prevalere la propria opinione a discapito dell’altra ottenendo come risultato una chiusura nei confronti della controparte.
L’uso di congiunzioni come “e” o “anche se” per supportare le tesi altrui ma riuscire nel contempo a far emergere la propria. Un discorso iniziato con un “non” connota un’immagine negativa anche se si vuole condividere un’opinione positiva.
Le parole hanno un potere inconscio, oltre che conscio. Ogni parola, oltre a possedere una funzione e un significato, possiede anche un’energia intrinseca, specifica.
Saper usare le parole giuste al momento giusto è considerata un’arte, “l’arte del provocare cambiamenti”.
Quando comunichiamo, le parole che utilizziamo delimitano la nostra realtà e il nostro modo di capire il mondo.
Ci sono parole che, una volta pronunciate, lasciano un segno o una cicatrice ed altre, invece, curano e guariscono. Dobbiamo stare attenti a non «etichettare» le persone con le nostre parole e a distinguere il carattere (identità) dal comportamento (esperienza sensorialmente basata). Un conto è ciò che uno è un altro conto è ciò che fa.
Alcune parole indeboliscono, altre rafforzano. Alcune parole installano virus imponendo contenuti nella mente (ad esempio: sei timido, sei un incapace) e ingabbiano le persone, facendole credere che non saranno mai (DNA) in grado di essere diverse da ciò che qualcuno ha detto loro che sono, soprattutto se a loro mancano dei filtri protettivi.
Può accade dunque che le parole, anziché liberare, incatenino le persone.
Troppo spesso si usa il linguaggio senza alcuna cognizione di causa perché non si è consapevoli dell’impatto che le parole hanno sulle persone e anche su se stessi.
Il significato della nostra comunicazione è nella risposta che otteniamo, non nelle nostre intenzioni. Quante volte abbiamo sentito dire: gliel’ho detto tante volte ma continua a non capire! Le parole sono chiavi che possono aprire o chiudere porte.
Le parole evocano immagini nella mente delle persone, che associano ad esse delle sensazioni, delle emozioni. Se ripetiamo continuamente una parola mentre spieghiamo un concetto (ad esempio: dubbio), quella parola creerà dei «dubbi» nella mente delle persone che ascoltano.
La mente non coglie le negazioni! Se io ti dico di non pensare ad un elefante rosa a pois blu, tu pensi esattamente ad un elefante rosa a pois blu! Per questo bisogna dire alle persone esattamente quello che vogliamo che comprendano e facciano.
Se vogliamo che il nostro interlocutore si rilassi, dovremmo usare delle parole in linea con lo stato d’animo che desideriamo trasmettere, anziché parlargli di come uscire dall’ansia e dallo stress. Di al tuo interlocutore dove vuoi portarlo, piuttosto che da cosa vuoi che scappi.
Preoccuparsi: tenere in preoccupazione, cioè in uno stato di inquietudine, di ansia, incertezza, timore.
Perché? Ha senso? Chi si «preoccupa» in presenza di un evento non positivo imminente o già avvenuto, accresce inutilmente il suo stato di non benessere e sottrae energie utili per risolvere l’inconveniente. Meglio sostituire il termine con «occuparsi», giusto?